La nostra vita, probabilmente, non é altro che un libro; che sia già scritto e noi ne voltiamo le pagine, oppure che sia bianco e noi lo si imbratti tutti i giorni, non é che un punto di vista. Paolo l'ho incontrato alcune volte: una sera io suonavo e la sua splendida moglie cantava vicino al pianoforte, sorridente, e lui la adorava dal tavolo dove stava a sorseggiare uno splendido Nebbiolo 2005 con un noto presidente di ente fiera del Tartufo, il migliore che Alba abbia avuto nella sua storia, purtroppo caduto troppo presto nella viziosa rete della politica italiana (tanto quanto gli altri suoi antagonisti politici..par condicio).
Paolo Brosio, nel suo libro sie é autosviscerato, e lo ha fatto per un solo motivo: fare un passo avanti, talmente netto, da non poter più tornare indietro.
Nella sua sottile intelligenza, e nella sua vicinanza al mistero del Cristo e della sua madre Regina dei Cieli che Paolo ha conosciuto bene, aveva, come tanti uomini hanno ed hanno avuto, bisogno di una confessione. In un attimo di lucidità, (che molti hanno poi rimpianto, in seguito), ed essendo un personaggio pubblico, si é assicurato di fare una confessione talmente vasta, estrema, imponente quesi esagerata, da non poter più permettere a se stesso una futura inversione. Una confessione pubblica, grande come il suo nome, come la sua immagine, come la dsua fama di figlio dei ricchi che gioca alla vita (il gioco più difficile, sia essere figlio dei ricchi, che di giocare alla vita). Ha confessato agli sconosciuti non soltanto la sua intuibile vita mondana, ma i suoi peccati di gioventù, come un aborto praticato da studente di cui nessuno avrebbe mai saputo; ha confessato l'inconfessabile.
Tanto coraggio, caro Paolo Brosio, che ti varrà ricuramente un buon "reset"; tanto odio che hai scatenato fra i tuoi simili, i tuoi compagni di merengue, i danzatori della vita indemoniata della televisione, che uniti a quelli del calcio e della politica riempioni l'Olimpo degli Dei del 2000.Adesso sei solo, e sono tutti cazzi tuoi. Non deluderci, e soprattutto non deludere te stesso. Io ti credo e ti auguro un buon lavoro.
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mercoledì 24 febbraio 2010
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