martedì 4 ottobre 2011

La cucina.

Cucinare.
Una sorta di magia. Saper cucinare un pranzo completo, vuol dire saper confondere tanti elementi, alcuni dei quali da soli sarebbero addirittura immangiabili, col risultato di restituire un progetto, un' opera d'arte. Attraverso questo pranzo, la preparatrice offre un insieme alchemico di mondo vegetale, minerale, animale, il tutto arrotondato e armonizzato dall'amore suo che viene trasmesso a quello che diventerà "cibo" per la persona che lo riceverà in dono.

La quantità di amore che questa preparatrice, spesso inconsciamente, saprà "passare" agli elementi e ai cibi stessi, diverrà nutrimento sotto forza di "sostanza". Se ben accompagnato da chi lo saprà servire con cura, da un vino che sia in grado di trasmettere a chi lo beve tutta la sua stòria, le sue 365 giornate trascorse su una splendida collina, senza prodotti chimici appestanti, un pane che contenga ancora il fuoco del suo sole di luglio, della legna che si é sacrificata per cuocerlo, e un tavolo, quattro mura che stiano anche loro raccontando nella pace la loro stòria, ecco che si compie il miracolo.

Fruendo di questo cibo noi viaggiatori ci arricchiamo, si forse addirittura rubiamo pace e amore, quello che noi andiamo cercando.

Ed in questo scambio di forze sottili che intercorrono fra persone, esseri e cose, in questo ambiente così magico che é un'osteria di campagna, la preparatrice dei piatti, che tanto ha ceduto di sua forza a questo "cibo" che se ne va via via tutto dalla sue mani, come un bambino cresciuto e salutato per il mondo, riceve, attraverso i muri (che collaborano, ecco la loro funzione), attraverso i sorrisi e i grazie, la sua parte di amore gratuito che dalla sala si espande come una luce, a irradiare di riflesso tutto quanto intorno.

Così lontano per un attimo dal mondo rumoroso idiota e sterile, le risate di gioia, il buonumore silenzioso e sostanzioso, l'apprezzamento sincero che gli ospiti emanano con sincerità dal profondo del loro io, si trasformano diventando nutrimento, VERA sostanza, tale quale a quella che era uscita nei piatti.

E la alchimista dei fornelli, nel tornare a casa, stanca, con cuore gonfio dei brava e dei grazie che spesso lei non ha neppure sentito, torna a casa dalla sua figlia, dal suo uomo, sempre più ricca, sempre più grande, e sempre più capace di fare piccoli miracoli quotidiani che, chissà come mai, le riescono sempre meglio. E tutti coloro che ruotano antorno a questo "cibo", questa danza roteante di piatti, calici, vasi stoffe vetri ceramiche acqua che entrano ed escono continuamente dalla scena, animata dalla musica, tutti coloro che "con-corrono " al miracolo si arricchiscono.

Di questo cibo noi abbiamo vissuto in tutti questi anni; nessun denaro avrebbe potuto comperare pagare o vendere tutto quanto noi, in questi lunedì mattina portiamo nel nostro fardello, ben stretto.

E' un segreto che rimane fra noi e tutti gli amici che jeri sera erano qui con noi, a gioire di tutto l'amore che ci siamo dati in questo stupendo pezzo di vita.

Grazie a tutti quanti credono da sempre ai sogni.

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