mercoledì 16 novembre 2011

Il mio maestro Piero Archiati

Tre modi di concepire l’evoluzione
C’è una massima invalsa particolarmente ai tempi della scolastica medievale, e che dice: bonum est diffusivum sui, il bene è per natura sua diffusivo di sé. I La tua capacità di creare: pagina 102
l bene, ciò che è buono, tende per natura a comunicarsi. Un bene tirchio non esiste. Se il bene sommo è il creare divino, allora la Divinità non solo crea delle creature, ma le crea con l’intento di renderle a loro volta creatrici. Un creatore che negasse alle sue creature la capacità di creare a loro volta, non sarebbe diffusivum sui. La Divinità, se è piena di bontà, vuol confe- rire alle creature il meglio di sé, cioè la capacità di creare.
Noi siamo inseriti in questo movimento dell’amore che tende per natura a diffondersi, siamo immersi in un dina- mismo del divenire che ci permette di trapassare sempre più realmente dall’essere creature all’essere anche noi creatori.
È questo un altro carattere fondamentale della svolta di ogni evoluzione: noi la viviamo ogni volta che dall’es- sere passivi e ricettivi, dal sentirci pure e semplici creature create da Dio, ci trasformiamo interiormente e diventiamo a nostra volta creatori, per lo meno in qualche ambito della vita. Ogni volta che creiamo qualcosa di nuovo di- ventiamo, se pur in minima misura, dei co-creatori nelle vicende del mondo.
In una prospettiva d’incessante evoluzione l’universo va compreso non come un casuale aggregarsi di materia, spuntata fuori da non si sa dove, ma come la manifestazione di una sapiente attività creatrice svolta da Esseri divini.Il rigido monoteismo afferma: esiste un solo creatore, Dio, e tutti gli altri esseri sono pure creature. A nessun altro essere viene data la possibilità di assurgere al livello di co-creatore, di avvicinarsi gradualmente alla Divinità.
Il vero senso della Trinità divina è invece proprio la partecipazione di sé, l’attualizzazione del bonum est dif- fusivum sui. È come in un organismo in cui i singoli membri siano a loro volta singoli Esseri spirituali capaci di creare a vari livelli.

Da" Angeli e Morti " di Piero Archiati, l'uomo che sento più vicino in questo momento, frapposto fra il mio povero somaro e il mondo dello Spirito.
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1 commento:

Nereo ha detto...

Sulla vertigine di Pietro Archiati
http://youtu.be/anFn-tEtgTQ

http://digilander.libero.it/VNereo/nereo-villa_sulla-vertigine-di-pietro-archiati.htm

Chi predica "La filosofia della libertà" di Steiner con le categorie del "darsi una mossa" e dell'assoluto, predica in realtà "Il sistema della dottrina morale" di Fichte.
Quando l'io entra in contatto col non-io si verifica per Fichte un "urto", per cui l'io percepisce una resistenza. Nasce da qui la teoria fichtiana dello "sforzo". Questo sforzo genera l'attività che oppone se stessa ad un ostacolo (non-io).
Archiati chiama questa attività di opposizione a se stessa il "darsi una mossa" che, plasmando l'indeterminato, vale a dire l'aggregato sconnesso di sensazioni, colori, odori, impressioni, ecc., del non-io urtante (= l'oggetto di percezione prima che l'io gli abbia dato un nome, per esempio quella rosa) fa in modo che sia l'io a plasmare il non-io, e non viceversa.
Da queste premesse Fichte arriva poi ad affermare il dovere morale come libertà, col quale l'io realizza la sua indipendenza dal mondo della natura; ma ogni volta che l'io supera un non-io ne ricompare un altro, e quello sforzo, quella tensione (o quel darsi una mossa) verso la libertà è un compito infinito e titanico, in forte sintonia col romanticismo.
La morale di Fichte è l'idealismo etico, ed è basata su azione, intraprendenza, e lavoro, cioè sul darsi una mossa all'infinito fino all'infinita flessibilità dell'io, che a me pare sostanzialmente schiavitù, creduta immaginativa morale.
La morale steineriana è invece l'individualismo etico. Qui l'immaginativa morale è quella creata dall'individuo all'occorrenza: può essere flessibilità in un caso ma può essere inflessibilità in un altro caso, o altro ancora se l'individuo stabilisce per sé un altro libero comportamento morale. L'individualismo etico non ha bisogno di alcun dovere, neanche del "dovere morale-libertà", in quanto prende coscienza dell'antitesi essenziale fra dovere e libertà...