La lezione della storia è impietosa: dall'impero romano a Gheddafi, i regimi e le civiltà finiscono in repentini tracolli più che graduali declini. Ed è quello che rischiano Stati Uniti e Occidente dopo aver perso le "armi vincenti" – dalla concorrenza all'etica del lavoro – che ne hanno garantito la supremazia per secoli, a vantaggio di altre società, soprattutto asiatiche. Cara America, il rischio è il declino
di Niall Ferguson
La lezione della storia è impietosa: dall'impero romano a Gheddafi, i regimi e le civiltà finiscono in repentini tracolli più che graduali declini. Ed è quello che rischiano Stati Uniti e Occidente dopo aver perso le "armi vincenti" – dalla concorrenza all'etica del lavoro – che ne hanno garantito la supremazia per secoli, a vantaggio di altre società, soprattutto asiatiche.
Forse è ancora possibile eliminare i virus e rilanciare il nostro sistema: ma bisogna agire subito.
L'Occidente ha prevalso sul resto del mondo, a partire dal XVI secolo, grazie a una serie di innovazioni istituzionali che si sono rivelate altrettante armi vincenti: la concorrenza; la rivoluzione scientifica; lo stato di diritto e il governo rappresentativo; la medicina moderna; la società dei consumi; l'etica del lavoro.
All'inizio del XX secolo, una decina di imperi – Stati Uniti compresi – rappresentava il 58% della superficie e della popolazione del pianeta, e ben il 74% dell'economia mondiale. Poi, però, il quadro è rapidamente cambiato. A cominciare dal Giappone, numerose società si sono appropriate di queste armi vincenti. Chi è oggi il vero depositario dell'etica del lavoro? Il sudcoreano medio lavora circa il 39% di ore in più a settimana rispetto all'americano medio. L'anno scolastico in Corea del Sud è di 220 giorni, rispetto ai 180 degli Stati Uniti. Basta frequentare un po' le principali Università americane per accorgersi che gli studenti migliori, quelli che studiano di più, sono gli asiatici e gli asiatico-americani.
Quanto alla società dei consumi, 26 dei 30 più grandi centri commerciali del mondo si trovano oggi nei Paesi emergenti, soprattutto in Asia. Negli Usa se ne contano solo tre: e oggi sono posti desolati e semivuoti, visto che gli americani faticano a ripagare i debiti e hanno le carte di credito scadute. Passando all'assistenza sanitaria, la spesa americana è più alta di quella di qualunque altro Paese. In percentuale sul Pil, gli Stati Uniti spendono il doppio del Giappone per la sanità e più del triplo della Cina. Eppure l'aspettativa di vita in America è salita da 70 a 78 anni negli ultimi 50 anni, rispetto alle impennate del Giappone (da 68 a 83 anni) e della Cina (da 43 a 73 anni).
Se poi parliamo dello stato di diritto, il World Economic Forum ci dà un quadro desolatamente chiaro. In ben 15 dei 16 indicatori relativi alla tutela della proprietà intellettuale e alla governance d'impresa, gli Stati Uniti sono più arretrati di Hong Kong e si piazzano al primo posto solo in un settore: la protezione degli investitori. Sotto ogni altro aspetto, la loro reputazione è pessima.
Figurano all'86° posto nel mondo per i costi imposti alle imprese dalla criminalità organizzata, al 50° per la fiducia dell'opinione pubblica nell'etica degli uomini politici, al 42° per le varie forme di corruzione e al 40° per l'affidabilità degli audit e la credibilità dei bilanci. Quanto alla scienza, gli ultimi dati sulla competenza matematica rivelano che il divario fra gli studenti più avanzati al mondo – quelli di Shanghai e Singapore – e i loro coetanei americani è oggi più grande del gap fra gli adolescenti americani e quelli albanesi e tunisini.
venerdì 3 febbraio 2012
Cara America, il rischio è il declino
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