La morte del cosmonauta americano riaccende l’eterno dibattito sulla missione dell’”Apollo 11″: il 20 luglio 1969 il mondo ha assistito davvero a un’impresa storica o alla più grande messa in scena realizzata dall’uomo? Neil Armstrong sulla Luna o in un teatro di scena? La morte di Neil Armstrong riporta in primo piano una storia straordinaria ed il più incredibile dei misteri: lo sbarco sulla Luna. L’evento, per le cronache ufficiali, ha cambiato la storia del mondo ma con molta probabilità si può ritenere, invece, sia stato il più grande inganno messo in scena dall’uomo. L’ipotesi che l’uomo non abbia mai messo piede sulla Luna sembra una teoria fantascientifica. Al confine tra bugie e realtà, tra inverosimili teorie e suggestivi complotti, forse la verità sta nel mezzo. L’allunaggio, infatti, è quasi certamente avvenuto: in un altro momento. E’ troppo difficile credere all’autenticità di quel che ci è stato mostrato della notte del 20 luglio 1969. Dello sbarco sulla Luna, chi scrive questo articolo, si è occupato nel 2010, relazionando proprio su questo argomento, alla conferenza internazionale “I segni dei tempi” tenutasi a Taormina e nel corso della quale sono intervenuti alcuni dei maggiori esperti al mondo di Ufologia: Pier Giorgio Caria, Giorgio Bongiovanni, Jaime Maussan, Haktan Akdogan, Jaime Rodriguez, Antonio Urzi e Flavio Ciucani. I maggiori ufologi del pianeta ritengono, in sostanza, che quello sbarco mediatico sia stata una messa in scena e che l’uomo, se davvero è andato sulla Luna, lo ha fatto in una fase cronologicamente differita da quella mostrataci. In una circostanza cioè nella quale lassù si è evidenziato sotto gli occhi terrorizzati degli astronauti che c’era qualcosa o qualcuno che non dovevano essere mostrati, e che ha convinto l’essere umano a non mettere più piede da quelle parti. L’ipotesi più plausibile è che l’uomo abbia anche pensato alla previsione di test nucleari: un intento dal quale è stato costretto a desistere. In sintesi, proviamo a ripercorrere “l’altra storia”, definita anche una versione complottista, e analizziamo gli anni nei quali si inquadra tale versione dei fatti Una premessa: nel 1972 Stanley Kubrick si apprestava ad iniziare le riprese di “Barry Lindon”, film ambientato nel 18° secolo. Il regista voleva che la fotografia rispecchiasse fedelmente l’atmosfera tipica dell’epoca ma avea bisogno di lenti rapide in grado di filmare scene a lume di candela. Decise allora di chiedere alla Nasa le lenti “Zeiss”, le uniche al mondo in grado di riprendere satelliti spia in pieno buio. Da allora i critici di tutto il mondo si arrovelleranno per sempre sull’eccezionale qualità visiva di quella pellicola e sul perché la Nasa e Vernher Von Braun, il “padre” della conquista spaziale, abbiano accettato di prestare a Kubrick la macchina munita del mitico dispositivo di cui esiste un solo esemplare al mondo. Il nulla osta della “Nasa” a Kubrick è la punta dell’iceberg, il culmine di una storia iniziata nel 1961. E’ un segreto, gelosamente custodito dal genio newyorkese sino alla morte, che cela la verità dello sbarco sulla Luna. Il 1 gennaio 2001 Christiane Kubrick, rovistando nell’archivio del marito Stanley, da poco scomparso, scoprirà una cartella con lo stemma della Casa Bianca, archiviata come Top secret. E’ la “chiave dell’enigma”. Dicevamo poc’anzi di “una storia iniziata nel 1961″. Il 25 maggio 1961, in un suo famoso discorso, il presidente degli Usa, John Fitzgerald Kennedy aprì le porte al “Programma Apollo”, definendo lo sbarco sulla Luna “la priorità numero uno”: “entro la fine del decennio dobbiamo portare un uomo sulla Luna e faro tornare sano e salvo. E poi impegnarci in altre missioni, non perchè ciò sia facile ma proprio perchè è difficile”. Kennedy chiese al Congresso di finanziare il progetto per 22 miliardi di dollari: tra il 1961 e il 1972 costerà poi ben 120 miliardi di dollari per 17 missioni, portando comunque alla produzione di oltre 30 mila progetti. E’ una sfida totale contro la Russia, una sfida da vincere a tutti i costi. “Rovina e dannazione per chi perderà”, scrisse il New York Times. Un mese prima dell’annuncio di Kennedy, il sovietico Yuri Gagarin era stato il primo uomo a navigare nello Spazio. Sono gli anni della Guerra Fredda e gli americani hanno bisogno di una grande impresa per recuperare l’amor proprio ferito dai rivali sovietici. L’unica strada appare quella del perseguimento di un’azione di grande successo: la conquista della Luna. Gli americani si affidano a Wernher Von Braun, scienziato tedesco reclutato alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Membro del partito nazista, pioniere dei missili “V2” che aveva fatto fabbricare ai deportati del campo di concentramento di Dora. Tuttavia il governo statunitense e la “Nasa” decidono di chiudere gli occhi sul passato di Von Braun e farlo lavorare in totalità impunità al “Programma Apollo”. La corsa sulla Luna è sempre stato definito l’aspetto “nobile” della “Guerra Fredda” ma il mare della serenità è ancora lontano quando nel 1966 la Cia intercetta un messaggio secondo cui i russi sono pronti a sbarcare sulla Luna e nove cosmonauti si stanno esercitando da anni all’impresa. La sfida spaziale tra le superpotenze entra nel vivo. Cosi nel gennaio 1967 tre astronauti dell’”Apollo 1” muoiono arsi vivi durante un volo di addestramento, ma la stessa sorte tocca tre mesi dopo al sovietico Vladimir Komarov che perde la vita tornando dallo Spazio; e poco più tardi muore anche Gagarin, l’eroe che avrebbe dovuto calcare per primo il suolo lunare. Il 3 luglio 1967 esplode in rampa di lancio il missile russo progettato per andare sulla Luna ed è lì che si spegne di fatto il sogno sovietico di inviare un uomo sulla Luna per celebrare il 50 esimo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre del 1917. Von Braun è il primo a capire che l’impresa va spettacolarizzata. Incontra più volte il produttore Walt Disney. Solo Hollywood è in grado di trasformare un banale lancio missilistico che non appassiona ancora nessuno in una eccitante megaproduzione. Ed è qui che entra in scena Stanley Kubrick. Avete capito bene e se non invece così non è… allora rileggete sopra. Il regista in stretta collaborazione con la Nasa sta girando in quel periodo “2001: Odissea nello Spazio”. Quel film preparerà il pubblico ad accogliere con fervore il primo viaggio sulla Luna. La dirompente forza visiva dell’opera, gli effetti speciali e la storia di quella visionaria pellicola capolavoro entusiasmano a tal punto i progettisti e gli ingegneri del progetto spaziale che non criticheranno nemmeno una scena della pellicola perché inverosimile. Le immagini della navicella Discovery alla volta del sistema solare appaiono stupefacenti e l’influenza di quella visione fantascientifica del cosmo darà lo sprint decisivo alla corsa verso la Luna. La competizione si trasferisce sul versante dello spettacolo: quello del sogno. Per il film più costoso della storia del cinema vengono rinnovate le tute spaziali e le forme dei razzi, l’illuminazione viene potenziata con 100 riflettori, la rampa di lancio viene spostata cosi che il sole le stesse dietro in fase di decollo, e i motori vengono rivestiti in oro laminato. Così gli occhi del mondo assistono il 20 luglio 1969 al miracolo del primo allunaggio umano sulla Luna. Lo realizza Neil Armstrong, comandante di “Apollo 11”, seguito da Buzz Aldrin, mentre il loro compagno Michael Collins è al controllo del modulo di comando Columbia. Ma erano reali le immagini che hanno visto gli spettatori di tutto il mondo quella notte? Henry Kissinger e Donald Rumsfeld, consiglieri dell’allora presidente Usa, a distanza di tanti anni, di recente hanno raccontato le paure di Richard Nixon, che alla vigilia della missione temeva con vero terrore ”imprevisti”. Da lì sarebbe nata l’idea della Casa Bianca di filmare i primi passi sulla Luna in uno studio. Uno scenario che sarebbe stato confermato poi da Richard Helmes e Vernon Walters, allora direttore e vicedirettore della “Cia”. La regia dell’allunaggio sarebbe stata affidata da Nixon a Kubrick, in quel periodo impegnato nelle ultime riprese a Londra di “2001: Odissea nello Spazio”. Il regista trova in un primo momento l’idea divertente ma rifiuta. Finisce per accettare: non poteva dire no, anche perché nel 1963 era stato autorizzato ad accedere ai luoghi strategici del Pentagono per girare il film “Il dottor Stranamore”. Tecnici e figuranti della messa in scena saranno uomini della Cia. Davanti alla loro scarsa professionalità, Kubrick, suo malgrado, supervisionerà in prima persona tutte le riprese. Illazioni? Fantasie? Agghiacciante ed eloquente un aneddotto che riguarda un colloquio tra Armstrong e Von Braun, nel 1977. Quest’ultimo era in punto di morte e al cosmonauta disse: “dal punto di vista statistiche le mie prospettive sono pessime ma lei sa bene quanto le statistiche possano essere false. Anni fa (ai tempi cioè della collaborazione con i nazisti) io sarei dovuto finire in prigione e lei dovrebbe essere morto nello Spazio…”. La verità non la conosceremo mai, eppure è legittimo e doveroso chiedersi a cosa hanno assistito la notte del 20 luglio 1969 i telespettatori di un intero pianeta. Quando Armstrong scese la celebre scaletta si trovava davvero sulla Luna o la passeggiata avvenne in uno studio televisivo, in un teatro di posa? Dopo gli sbarchi del “programma Apollo”, perchè nessun essere umano ha più camminato sulla Luna? E per quale motivo i tre eroi dell’”Apollo 11”, al loro ritorno, si sono ritirati dalla vita pubblica, finendo in preda a una profonda crisi depressiva? Il sospetto inquietante è che al mondo siano state mostrate sequenze fotografiche preparate altrove, che simulavano in perfetto stile cinematografico lo sbarco. Era in fondo questa l’unica certezza di poter scongiurare una figuraccia e regalare un’immagine esaltante della conquista dello spazio. Oggi rimane una infinità impressionante e imbarazzante di incongruenze sullo sbarco lunare. Gli astronauti che sono stati sulla Luna, alla domanda di che colore sia la Luna hanno dato 12 risposte diverse. Niente stelle, niente colori, niente panorami. Dalle immagini, i motori propulsori del modulo, stranamente, non formano crateri al momento della discesa; si nota persino una enigmatica “C” su un sasso lunare, che appare il contrassegno di un oggetto di scena e che, invece per la Nasa era solo un “peluzzo” caduto sulla pellicola al momento in cui è stata sviluppata. E le temperature? Almeno 130 gradi al sole e -100 all’ombra: non esiste nessuna pellicola che possa resistere ad un tale sbalzo. I negativi originali delle foto della missione si trovano in un bunker a Houston ma la Nasa non concede a nessuno di visionarli. Questi e tanti altri misteri dividono tuttora gli studiosi. A volte la finzione supera la realtà e il confine tra le due cose può diventare molto sottile. Non dimentichiamo che nel 1968, un anno prima del presunto sbarco, con lo stesso modulo lunare che era stato costruito nel 1961, Neil Armstrong rischiò di morire in quella capsula. A 70 metri di altezza il velivolo iniziò a sbandare e si salvò soltanto grazie ad un seggiolino estraibile. Comunque siano andate davvero le cose, la conquista della Luna, 43 anni dopo, rimane il film più affascinante della storia moderna. Neil Armstrong è stato, in ogni caso, il protagonista. Ma da eroe o attore? Emanuele Cammaroto Giornalista. Scrive per il quotidiano Gazzetta del Sud; ha collaborato con le emittenti nazionali Rai Uno (Uno Mattina) e Canale 5 (La Domenica del Villaggio), ed il "Corriere dello Sport". Collabora, inoltre, dalla Sicilia con il programma tv "Chi l'ha Visto" (Rai Tre). E' stato impegnato presso l'Ufficio Stampa della Regione Siciliana (Assessorato al Turismo, Sport e Spettacoli). Relatore, organizzatore e moderatore di convegni su attualità, politica e cronaca.
domenica 26 agosto 2012
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