martedì 21 aprile 2009

Insistere si può, e si deve!

Battersi per una buona e giusta causa si può!
Questo é l'epilogo di una storia che pareva triste: Novembre 2006, sala consiliare della Regione Piemonte a Torino, una 50ina di teste grigie, meno la mia e poche altre, ad assistere alla morte della lingua piemontese, condannata ad essere per sempre cancellata dalle leggi della Regione Piemonte, a causa di una proposta di legge del recente Governo Regionale, intento a promulgare ( non si sà perché, ma qualcosa lo devono pur fare no?) una nuova legge regolante il patrimonio linguistico della regione.

Ad apparire in tabella di "lingue da proteggere" ci sono tutte le parlate veramente minoritarie del Piemonte, (che sommate poi in numero di parlanti totali, da un sondaggio della Regione stessa , non superano ad oggi i 70.000 parlanti) mentre LA LINGUA del Piemonte, l'unica grande lingua storica , che di parlanti ne conta 2milioni e cento e di parlanti passivi un altro milione e passa, nessun cenno: a sentir dire dai politici, il "Piemontese sarà tutelato perché sarà contemplato tacitamente fra la dicitura "patrimonio linguistico del piemonte" ed "originale patrimoniuo linguistico". Un pastrocchio, all'itaGliana, come sempre. Facciamo una legge per tutelare le lingue monoritarie, ma LA LINGUA del PIEMONTE, per il gioco delle tre carte politiche, non esiste più. Della serie "ficchiamo in galera il giojelliere con la faccia scassata, prima che il rapinatore pluridenunciato, condannato, recidivo, violento bastonatore non sia guarito all'ospedale e se la sia data a gambe con un decreto del PM che decide che la sua mamma (quella del rapinatore?) era una puttana e che quindi lui ( il PM) ha sofferto la solitudine e si é dedicato a questo sporco mestiere (il rapinatore?).
A Dicembre 2006 ho conosciuto, a causa dei continui silenzi dei politici locali ai quali ero già avvezzo, Bruna Sibille di Bra. Ci siamo incontrati sui tavolini di un vecchi caffé della sua città, suo "secondo uffico"; l'avevo cercata io, tre giorni dopo la funesta riunione a Palazzo Regionale dove si stava suonando la parata a morte del Piemontese, dove tutti i cornajass grigi di pelo e di spirito, sotto le luci grigie dei neon in una serata da 6 di sera ancora più grigia di novembre avevano detto che oramai era tutto perso, che la "solita sinistra" aveva il coltello dalla parte del manico e che é già tanto cha alle scuole elementari non mettessero come lingua obbligatoria l'albanese (per permetter ai figli dei giojellieri di evitarsi un pò di botte, chiedendo perdono in lingua madre), e che la commissione aveva già varato il progetto di legge che sarebbe passato da lì a pochi mesi.
Bruna Sibille di tutto questo ne sapeva un fico secco. Le portai la bozza della legge, e i nomi dei suoi "compari" del Governo Regionale che stavano ravanando sul progetto infame. Mi piacque e non mi sorprese la sua risposta: "varderoma 'd fela andé, daj, stà tranquil!". Secca, senza sapere chi fossi io, chi fosse la legge e chi e cosa facesse il legislatore in causa.
Da li a pochi mesi organizzammo il mitico convegno "Polens 2007". Per noi piemontesisti é stata una tappa storica. A Pollenzo, in una bellisssima sala messa a disposizione dalla Bruna e dal suo Assessorato, convenirono più di cento rappresentanti di buona parte delle associazioni culturali piemontesiste del Piemonte e dei paesi limitrofi, superando per molti gli inevitabili asti e divisioni che inevitabilmente esistono in ogni mondo associazionistico. Partecipò in primis l'assessore alla Cultura della Regione Piemonte Gianni Oliva, scrittore acculturato e serio, a fianco di una Bruna Sibille che io stesso non tardai A CHIAMARE IN LOCO, COME LA RITENGO TUTTORA, "MADRINA DEL PIEMONTESE DEL FUTURO".
Parlarono 6 eminenze della cultura in lingua, da Censin Pich, a Tavo Burat, a Daniel Ross, a Naldo Doro, a Nedo Bocc S-ciavèt, con l'introduzione e presentazione del Gioanin Ross, che insieme a me si era ammazzato di telefonate per far convenire tutti quanti. Al terzo intervento, la schiacciante chiarezza di sue eminenza Prof. Sergi Gilardin, diede una direzione talmente scontata ai discorsi che si sarebbe potuto chiudere la baracca e andare a casa. Chiuse l'intervento Albina Malerba, la regina della cà dë Studi Piemontèis, che definì "una muraja" l'opposizione ferma che le assiciazioni,pacificamente, avrebbero fatto per una prima volta di fronte a tale oltraggio. Tutto si compì nell'ordine e nella pace, con un pranzo finale alla Trattoria Savoja (nefasto il nome, emozionante il contenuto), dove le associazioni in nome della battaglia, si rincuorarono, scambiarono promesse, indirizzi mail, e dove qua e là poesie, canti e urla di evviva lasciavano un presagio per quel che sarebbe successo.
Facciamola corta: son passato più di due anni, e per la prima volta nella mia vita ho visto i politici tenere ad una promessa. Non sò di chi sia la colpa, o cosa sia stato a proteggere la mia lingua, ma la settimana scorsa é uscita la legge difinitiva. Non voglio racontare qui le telefonate, le manifestazioni, le ralazioni, gli incontri con i vari consiglieri ed assessori: i dati parlano: il Consiglio Regionale ha approvato all'UNANIMITA' la legge n° 11 del 7 Aprile 2009. UNANIMITA' si può fare. Si può perché il sottoscritto, perché chi come lui ha giocato Pulito in questa questione, ha continuato a parlare chiaro e netto in lingua piemontese ed italiana le COSE COME STANNO e come DOVREBBERO ESSERE, senza sotterfugi, senza schieramenti, senza gioco di parti, senza che nessuno potesse sentirsi leso, perlomeno più leso di quando lo fosse il soggetto in causa : la lingua Regionale del Piemonte.
ADESSO, dopo il Veneto e la Campania,anche il Piemonte può vedere fra le sue leggi un titolo come questo (di una legge che riporterò in calce) "tutela e valorizza la lingua piemontese". Questo volevamo , questo abbiamo ottenuto.
Per questo ringraziamo colei che gratuitamente, senza pregiudizi, senza gioco di parti politiche, si é lanciata per AMORE delle cose giuste, delle cause perse, colei che oggi mi ha risposto al telefono "ciao stèila", prevedendo (alla vista del mio numero chiamante che tiene sempre memorizzato, lei, che ha un solo cellulare, lei almeno) i complimenti e la gioia che l'avrebbero investita per la vittoria di una causa di quelle "perse in partenza".
Io non sono e non sarò mai un politico, perché dalla politica pretendo troppo. Grazie a Bruna Sibille, abbiamo ottenuto una Vittoria di quele che io definisco "del futuro": perché una vittoria politica non si fà con 15 contro 14; si fa con 39 favorevoli! Questa é la politica che io vorrei, e che purtroppo non posso vedere in un paese dove la lotta delle parti é l'unico collante della gente, in assenza totale di un qualche minimo elemento aggregativo culturale sociale.
Noi in piemonte lo abbiamo fatto, ed é un inizio: Grazie Bruna Sibille, la temeraria delle cause perse.
Grazie anche ai politiche che hanno preso, seppur a treno in corsa, le parti della causa, partecipando in prima persona con il sottoscritto a manifestazioni, volte alla riuscita del progetto: in ordine di apparizione: Alberto Cirio, Michelino Davico, il mio amico Guido Crosetto, Mariano Rabino, Mino Taricco, Federico Gregorio. Grazie a Valter Bërgèis, giovane insegnate di piemontese, ed anche politico braidese. Grazie ai soci e fondatori della GoPiedmont: Gianni Davico, Sarah Scaparon, Anna dla Frera, Gnomo, Franco Malberto, Enzo Vacca, Sergio Marchisio, le gemelle Scarsi Olga e Lucrezia. Non grazie a quelli come l'assessore alla cultura del comune di Alba, Ivana Brignone Miroglio, mercante orecchio da mercante, pronta ad accogliere le cause che le fanno comodo, e a rinnegare promesse fatte di aiuti e sostegni alle manifestaxioni per le quali noi abbiamo dato tempo sonno denaro e vita. La fortuna, per me, continua a stare dalla parte dei deboli. La mia lingua ha vinto, quindi noi tutti popoli italici ed europei abbiamo vinto sì, non le elezioni, non il superenalotto, ma una scommessa difficile per una giustizia storico sociale a culturale. Da stanotte mi sentirò più ricco e più forte. Metterò il manifesto di Polens 2007, che tengo gelosamente appeso al muro della mia osteria, fra i trofei di questa mia bellissima vita. Vincere si può basta volerlo. Adesso tutti al lavoro.


Legge regionale n. 11 del 7 aprile 2009

Tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio linguistico del Piemonte.

(B.U.16 Aprile 2009, n. 15)

Sommario:
* Art. 1(Finalità )
* Art. 2(Principi ed ambiti dell'azione regionale)
* Art. 3(Denominazioni storiche)
* Art. 4(Segnali di localizzazione territoriale)
* Art. 5(Informazione regionale)
* Art. 6(Istituzione del registro regionale delle associazioni di tutela e valorizzazione dell'originale patrimonio culturale e linguistico)
* Art. 7(Consulta permanente per la tutela e valorizzazione dell'originale patrimonio culturale e linguistico)
* Art. 8(Procedura di erogazione dei contributi)
* Art. 9(Festa del Piemonte)
* Art. 10(Clausola valutativa)
* Art. 11(Abrogazione)
* Art. 12(Norma finanziaria)

Il Consiglio regionale ha approvato.
IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE
PROMULGA
la seguente legge:
Art. 1
(Finalità )
1.
La Regione, nello spirito degli articoli 3, 6 e 9 della Costituzione ed in attuazione degli articoli 4 e 7 dello Statuto, tutela e valorizza la lingua piemontese, l'originale patrimonio culturale e linguistico del Piemonte, nonché quello delle minoranze occitana, franco-provenzale, francese e walser, promuovendone la conoscenza.
2.
La Regione considera tale impegno parte integrante dell'azione di tutela e valorizzazione della storia e della cultura regionale e lo conforma ai principi della pari dignità e del pluralismo linguistico sanciti dalla Costituzione, nonché a quelli che sono alla base degli Atti internazionali in materia, in particolare della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie del 5 novembre 1992, e della Convenzione quadro europea per la protezione delle minoranze nazionali del 1° febbraio 1995.
3.
La Regione si attiene alle procedure delineate dall' articolo 3 della legge 15 dicembre 1999, n. 482 (Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche), relativamente agli ambiti territoriali.
Art. 2
(Principi ed ambiti dell'azione regionale)
1.
Per il raggiungimento delle finalità di cui all'articolo 1 la Regione, nell'ambito delle proprie competenze legislative ed amministrative e nel rispetto del riparto di funzioni definito dagli articoli 124, 126 e 127 della legge regionale 26 aprile 2000, n. 44 (Disposizioni normative per l'attuazione del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 "Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli Enti locali, in attuazione del Capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59"), così come introdotti dall' articolo 10 della legge regionale 15 marzo 2001, n. 5, realizza interventi diretti e promuove azioni di sostegno ad autonome e specifiche iniziative condotte dagli enti locali, da istituzioni, organismi ed associazioni che svolgono un'attività qualificata e continuativa a livello locale e che dispongono di una organizzazione adeguata.
2.
In attuazione dei principi di cui al comma 1 si prevedono:
a)
la conservazione e la valorizzazione delle tradizioni storico-linguistiche, con particolare riguardo alla toponomastica, al patrimonio artistico ed architettonico, alla vita religiosa, alle usanze e ai costumi, all'ambiente naturale ed antropizzato;
b)
il consolidamento e lo sviluppo delle attività economiche e produttive importanti per la permanenza delle popolazioni nei luoghi d'origine, ai fini del mantenimento dell'identità linguistica e culturale delle rispettive comunità;
c)
la facoltà, per gli enti locali, di introdurre progressivamente, accanto alla lingua italiana, l'uso delle lingue di cui all'articolo 1 nei propri uffici ed in quelli dell'amministrazione regionale presenti sul territorio;
d)
la promozione dell'insegnamento della lingua piemontese, dell'originale patrimonio linguistico e culturale del Piemonte e delle minoranze linguistiche di cui all'articolo 1, anche attraverso corsi di formazione e di aggiornamento per gli insegnanti, ferma restando l'autonomia delle istituzioni scolastiche;
e)
l'incremento, anche attraverso forme di collaborazione con associazioni e istituti culturali e universitari, delle iniziative di studio, ricerca e documentazione;
f)
il sostegno a forme di collaborazione e scambio con altre popolazioni appartenenti allo stesso ceppo linguistico e parlanti la stessa lingua in modo identico o simile, presenti anche al di fuori del territorio della Repubblica;
g)
la promozione e l'attuazione, d'intesa con le emittenti pubbliche e private, di trasmissioni culturali in piemontese e nelle lingue minoritarie di cui all'articolo 1;
h)
il sostegno alla rete informatica destinata a raccogliere le banche dati realizzate con il concorso di uffici e sportelli linguistici, garantendo la loro fruizione da parte del pubblico;
i)
l'istituzione, da parte della Giunta regionale, di borse di studio per tesi di laurea relative alla lingua piemontese e all'originale patrimonio linguistico e culturale del Piemonte e delle minoranze di cui all'articolo 1.
Art. 3
(Denominazioni storiche)
1.
La Regione eroga contributi ai comuni singoli od associati per ricerche finalizzate all'eventuale ripristino delle proprie denominazioni storiche.
2.
Le richieste di contributo di cui al comma 1 sono sottoposte al preventivo parere obbligatorio di un Comitato scientifico composto da:
a)
l'Assessore regionale competente in materia di cultura, o suo rappresentante, con funzione di Presidente;
b)
due esperti universitari in materie linguistiche individuati dalla Giunta regionale previo parere della Commissione consiliare competente;
c)
due esperti universitari in materie geografiche individuati dalla Giunta regionale previo parere della Commissione consiliare competente.
3.
Possono far parte del Comitato scientifico, su designazione dei rispettivi enti, i seguenti soggetti:
a)
due docenti universitari in materie linguistiche, individuati previo parere della Commissione consiliare competente;
b)
due docenti universitari in materie geografiche, individuati previo parere della Commissione consiliare competente;
c)
un esperto di storia regionale della Deputazione subalpina di storia patria;
d)
un rappresentante della Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio del Piemonte.
4.
I membri del Comitato sono nominati con decreto del Presidente della Giunta regionale, rimangono in carica per la durata della legislatura e comunque fino al rinnovo dell'organismo e prestano la loro opera a titolo gratuito.
5.
Su istanza dei comuni interessati e previa deliberazione dei rispettivi Consigli comunali, la Regione, in attuazione dell'articolo 133, ultimo comma della Costituzione, può disporre, con le procedure e le modalità previste dall' articolo 6 della legge regionale 2 dicembre 1992, n. 51 (Disposizioni in materia di circoscrizioni comunali, unione e fusione di Comuni, circoscrizioni provinciali), così come da ultimo modificato dall' articolo 8 della legge regionale 26 marzo 2009, n. 10, il ripristino delle denominazioni storiche dei comuni.
Art. 4
(Segnali di localizzazione territoriale)
1.
La Regione promuove e sostiene indagini sulla toponomastica locale e contribuisce alle iniziative in tal senso promosse dai comuni singoli od associati.
2.
Per l'apposizione dei segnali stradali di localizzazione territoriale che utilizzino idiomi locali storicamente presenti nella zona di riferimento, in aggiunta alla denominazione nella lingua italiana, la Regione eroga ai comuni un contributo in conto capitale a fondo perduto.
3.
I soggetti di cui al comma 1 chiedono la concessione del contributo finanziario all'assessorato competente in materia di cultura previa presentazione di un'istanza corredata dai seguenti atti:
a)
delibera del Consiglio comunale relativa all'apposizione della segnaletica;
b)
documentazione comprovante l'avvenuta realizzazione ed apposizione dei cartelli in idioma locale storicamente presente;
c)
atto di liquidazione della spesa sostenuta.
4.
Il contributo finanziario di cui al comma 2 è determinato sulla base della spesa liquidata fino alla totale copertura della stessa qualora la cifra non ecceda i 2.500 euro e fino al 50 per cento della medesima per la parte eccedente, fino ad un massimo di 5.000 euro di spesa complessiva.
Art. 5
(Informazione regionale)
1.
La Regione si impegna a riservare, sulle proprie pubblicazioni periodiche di informazione generale, appositi spazi aperti alla collaborazione di enti ed istituti qualificati, destinati alla promozione dell'uso e della conoscenza dell'originale patrimonio culturale e linguistico del Piemonte nonché quello delle minoranze occitana, franco-provenzale, francese e walser.
Art. 6
(Istituzione del registro regionale delle associazioni di tutela e valorizzazione dell'originale patrimonio culturale e linguistico)
1.
Entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge è istituito il registro regionale delle associazioni di tutela e valorizzazione della lingua piemontese, dell'originale patrimonio culturale e linguistico del Piemonte e delle minoranze occitana, franco-provenzale, francese e walser.
2.
Per l'iscrizione nel registro regionale le associazioni sono tenute ad avere sede legale in Piemonte ed essere costituite e operare da almeno sei mesi.
3.
Nel registro regionale risultano l'atto costitutivo, lo statuto, la sede dell'associazione ed il settore di intervento. Nel registro sono altresì iscritte le modifiche dell'atto costitutivo e dello statuto, i trasferimenti della sede, le deliberazioni di scioglimento.
4.
Il registro è tenuto presso la Giunta regionale, che provvede alle periodiche revisioni ed aggiornamenti dello stesso.
5.
L'iscrizione al registro è condizione necessaria per l'erogazione dei contributi regionali.
Art. 7
(Consulta permanente per la tutela e valorizzazione dell'originale patrimonio culturale e linguistico)
1.
È istituita la Consulta permanente per la tutela e valorizzazione della lingua piemontese, dell'originale patrimonio culturale e linguistico del Piemonte e delle minoranze occitana, franco-provenzale, francese e walser, con compiti di osservatorio e svolgimento di funzioni propositive e consultive nei confronti della Giunta regionale.
2.
La Consulta è nominata con decreto del Presidente della Giunta regionale entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge ed è composta da:
a)
il Presidente della Giunta regionale, o suo delegato, con funzione di Presidente;
b)
tre Consiglieri regionali;
c)
gli Assessori regionali competenti in materia di istruzione e cultura, o loro delegati;
d)
gli Assessori provinciali competenti in materia di cultura;
e)
cinque sindaci di comuni proposti dalla Conferenza Permanente Regione-Autonomie Locali, in ragione di uno per ciascuna delle comunità linguistiche di cui al comma 1;
f)
nove esponenti individuati dalla Giunta regionale nell'ambito delle associazioni iscritte al registro di cui all'articolo 6, in modo da garantire la più ampia rappresentatività.
3.
Può altresì far parte della Consulta, su designazione dell'ente di appartenenza e previo parere della Commissione consiliare competente, un rappresentante dell'Università di Torino, del Politecnico e dell'Università del Piemonte Orientale.
4.
La Consulta dura in carica cinque anni e, all'atto dello scioglimento del Consiglio regionale, decade inderogabilmente.
5.
La Consulta formula proposte per l'individuazione dei criteri finalizzati a definire la valenza regionale o locale delle iniziative di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e linguistico.
6.
La Consulta è convocata dal suo Presidente almeno una volta all'anno e comunque ogniqualvolta ne faccia richiesta la maggioranza dei suoi componenti.
7.
Ai componenti la Consulta spetta il rimborso delle spese sostenute per l'adempimento del proprio mandato, secondo modalità stabilite dalla Giunta regionale con successivo provvedimento.
Art. 8
(Procedura di erogazione dei contributi)
1.
I soggetti di cui agli articoli 2 e 3, che intendono avvalersi dei contributi regionali, presentano domanda entro il 15 marzo di ogni anno all'assessorato competente in materia di cultura.
2.
Le domande, firmate dal legale rappresentante del soggetto richiedente, sono corredate da:
a)
programma di attività per cui si richiede il finanziamento;
b)
preventivo di spesa;
c)
relazione sulle attività culturali eventualmente già svolte nella materia.
3.
La Giunta regionale, sentita la Consulta permanente di cui all'articolo 7 e tenuto conto del parere sui criteri di assegnazione dei contributi espresso dalla Commissione consiliare competente, ne delibera l'ammontare.
4.
I beneficiari del contributo sono tenuti a presentare, entro un anno dalla data della sua assegnazione, relazione documentata sull'attività svolta ammessa al finanziamento. In caso di mancato adempimento di tale obbligo la Giunta regionale, dopo opportuna verifica, può disporre la revoca dei contributi assegnati.
Art. 9
(Festa del Piemonte)
1.
Al fine di favorire la conoscenza della storia del Piemonte, di valorizzarne l'originale patrimonio linguistico, di illustrarne i valori di cultura, di costume, di civismo, nel loro radicamento e nella loro prospettiva, nonché di far conoscere adeguatamente lo Statuto e i simboli della Regione, è istituita la "Festa del Piemonte". Essa ricorre il 22 maggio, nel giorno anniversario della promulgazione dello Statuto regionale, avvenuta il 22 maggio 1971.
2.
La Giunta regionale stabilisce annualmente gli interventi diretti a realizzare e ad illustrare tali finalità, in particolare fra le giovani generazioni e d'intesa con i competenti organi dello Stato, nelle scuole di ogni ordine e grado.
Art. 10
(Clausola valutativa)
1.
La Giunta regionale rende conto periodicamente al Consiglio regionale dello stato di attuazione delle disposizioni legislative e dei risultati ottenuti in termini di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e linguistico del Piemonte nonché quello delle minoranze occitana, franco-provenzale, francese e walser.
2.
Trascorso un anno dall'entrata in vigore della presente legge, la Giunta regionale presenta al Consiglio regionale una relazione dalla quale emerga una rendicontazione in merito all'istituzione del Comitato di cui all'articolo 3 e della Consulta di cui all'articolo 7 ed alle relative modalità organizzative, operative e funzionali.
3.
Trascorsi due anni dall'entrata in vigore della presente legge, la Giunta regionale presenta annualmente al Consiglio regionale una relazione dalla quale emergono i seguenti dati di natura statistico-valutativa:
a)
le dotazioni finanziarie attribuite a ciascuna tipologia degli interventi economici ed il rispettivo tasso di utilizzo;
b)
la tipologia ed il numero dei beneficiari nonchè la descrizione qualitativa e quantitativa dei progetti ritenuti meritevoli di finanziamento;
c)
la tipologia ed il numero delle domande non ammesse a contributo e le motivazioni dell'esclusione;
d)
le attività di promozione ed informazione promosse ed adottate al fine di divulgare la conoscenza degli incentivi legislativi.
Art. 11
(Abrogazione)
1.
Sono abrogate la legge regionale 10 aprile 1990, n. 26 (Tutela, valorizzazione e promozione della conoscenza dell'originale patrimonio linguistico del Piemonte) e la legge regionale 17 giugno 1997, n. 37 (Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 10 aprile 1990, n. 26 'Tutela, valorizzazione e promozione della conoscenza dell'originale patrimonio linguistico del Piemontè), fatta salva l'erogazione dei contributi concessi sulla base del programma di interventi previsto dall' articolo 10 della l.r. 26/1990 ed operante alla data di entrata in vigore della presente legge.
Art. 12
(Norma finanziaria)
1.
Per l'attuazione della presente legge, nell'anno finanziario 2009, è autorizzata la spesa complessiva di 2.000.000,00 di euro, alla copertura della spesa corrente pari a 1.600.000,00 euro e della spesa in conto capitale pari a 400.000,00 euro, in termini di competenza e di cassa, si provvede rispettivamente con le dotazioni delle unità previsionali di base (UPB) DB18041 e DB12022 del bilancio di previsione, unità che presentano le necessarie coperture finanziarie.
2.
Agli oneri di cui al comma 1, in termini di competenza, per il biennio 2010-2011 si fa fronte con le risorse finanziarie individuate secondo le modalità previste dall' articolo 8 della legge regionale 11 aprile 2001, n. 7 (Ordinamento contabile della Regione Piemonte) e dall' articolo 30 della legge regionale 4 marzo 2003, n. 2 (Legge finanziaria per l'anno 2003).
La presente legge regionale sara' pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione.
E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge della Regione Piemonte.
Data a Torino, addi' 7 aprile 2009
Mercedes Bresso


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domenica 19 aprile 2009

Grissin për ij nòstr dent

Na paròla nostran-a an gir për ël mond

Bonben tante paròle piemontèise a l’han fat ël gir dël mond: una ëd coste a l’è grissin, ò ghërsin. A l’é na paròla piemontèisa che a l’è diventà anternassional: a lo conòsso an tut ël mond, e tuti a san che a ven da l’Italia, da Tirin.


Se andoma a sërché ansima al vocabolari Italian Garzanti, an bon-a fin, adess ant la version dël 2003 i podima voghe che “grissino” a l’è na parola “dal piemontese, grissin da ghërsin, deriv. di ghersa-fila”. Difatti an piemontèis clàssich la ghërsa a l’é na fila, come un firagn, che a l’é lòn che noi ambelessì ciamoma na “grissa”, grissa ‘d pan ; grissin a sarìa anlora na fila ëd pan pì cita, un “firagnòt”, na cita mica un pòch slongà.
Mica: na paròla che a riva dal vej latin: a la diso fin-a an Olanda (mike), për di la “pagnotta”. Chi sa se an Olanda a l’han le nòstre stesse manere ëd dì ansima al pan: “Anter o fòl paid na mica”(la mica as fa mangé sensa arviresse, un pò come che i foma noi con ër Goern), Vagnesse la mica (fé dra gavëtta), opura dije a un ch’a l’è un flambamiche (mangiapan a tradiment).

Che temp ch'a fà (Osservatòri meterològich tradissional)

L'oma na segnalassion da ‘nt la Pian-a dij Bijin, andoa che Steo 'd Mòl a l'ha vist dontrè scalabron, la sman-a passà. E a l'ha mostrame un neuv proverbi:

Quandi che 't voghe jë scalabron prima 'd San Giusèp
l'invern a-i ven subit da press.

An conseguensa, andoma pian a sëmné, përché a j'é da spetesse ancora na ramà 'd frèid dòp dël 19 ëd mars. A-i é n'autr proverbi che a ven a taj an cost moment:

Pitòst che laoré për mòl, a l'é mej sté a ca a fé 'l fòl.

Tuti segnaj che a rivo për dì che a l'é ancora nen ora 'd campesse a s-cianfërgné ant l'òrt, ancagnisse testabordon tacà ai camp, mach për brusé dla nafta.
An bon-a fin, un tòch ëd na poesìa, che a parla dl’aria an prinsipi ëd mars, e come che, al cambi dë stagion, s’arcorzima che a l’é passaje n’autr agn ëd costa nòstra bela vita.


Prima dla prima

Seurt da 'n ca: na firaja 'd vent, pì sùt che sò normal;
as podrìa dì la stessa bisa frèida, sempre, come da tròpi dì
ma a arciama un vej përfum, un seugn sotrà, ‘n arson special...

Mach na bufà d'aria, an bela fin, un pò pì cëppa apress mesdì
che a subia e gieuga, e tut ël gris a arvita, coj sò rivolin
e noi lì, ëd longh a spòrze 'l nas, për sërché 'd nasté: ëd capì!

E sofiand, l'ariass vagabond, dla vita a anandia 'l virabarchin
n'autra stagion, na neuva vira: 'n anlup ëd pao e 'd gòj, an bon-a fin!
Peto ‘d Pedre

I pens pròpi che a sia mej, anlora, combiné con j’amis, amise e masnà për portesse a canté j'euv, che a l'é l'ùnich bel afé ch’i podima fé për costa sman-a. Saba ch'i ven, ai 21, a la sèira a 9 ore, an Piassa a Casterot con Pejo e j'amis, an gir a rabel për le cort a ciamé j’euv për la frità dël merendin! Ciamé Pejo al 339/1860034.

Për segnalassion metereològiche tradissionaj, lamente o consej, scrive a: info@gopiedmont.it òpura ciamé o scrive al giornal 0173/ 363265.
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Vardé anans, prima che andré.

Na manera come n'autra për voghe la vita

A mi a l'han sempre dame gena coj che a passo sò temp a scrive poesìe, romans, litre, artìcoj ansima ai temp andré; ansima a tute le còse veje; ansima a come ch’a j'ero giovo da giovo; e ansima a come che a fiocava na vòlta e che adess a fiòca pì nan (bele che st'invern passà i l'oma gavasse la veuja dla fiòca!).

Pì che tut, lòn ch'am dà fastudi a l'é costa aria ëd pioresse a còl che a l'ha tanta gent, un brut rapòrt con ël temp che a vivo ancheuj, përché a son sempre an camin a pensé e parlé ëd "na vòlta".
Cheidun a podrìa di: "Pròpi ti, Batista, ch’i të scrive an piemontèis, che it vaj an gir col carton e ij Cartoné, che it son-e le mùsiche tradissionaj dël Piemont it dise na ròba parej?"
Esse dj'apassionà ëd tradission a veul nen dì esse nostàlgich dij temp andré: la vita dla nòstra società a deuv seguité a 'ndé anans. Le nòstre basi culturale a son coste, e grassie a coste l'oma un sënté, na stra da 'ndeje d’apress; la mia ideja ansima le lenghe regionale e la cultura local a l'é che a servo come fòrsa d'agregassion, che a deuv deje camin a na cossiensa social ëd colaborassion, ëd travaj comunitari, ëd na politica lenghìstica identitaria che a serv a fé arconosse a la gent l’amportansa d’avèj na rèis, un such piantà ant la tèra. Sòn përchè gnun-e piante a peulo chërse sensa che le rèis a sio ben ancreuse ant la tèra.
Peuj i soma tuti che, për tanti vers, l'oma përdù na patela 'd ròbe anteressante che i favo 50 òpura100 agn fà, e che l'oma barataje con dle ròbe che an prinsipi a lusivo bonben, ma che a la fin a l'han dimostrasse sensa sust; però i podima nen feje gnente.
Anlora? Pioroma përché da sì a chèich agn una dle ultime cassin-e vere, tradissionale, sincere come cola dla Patëira a sarà ancaminà vers la fin? Un museo tradissional e natural dla vita agrìcola che a riva dal Medioevo a va versa la fin, pròpi përché un bel dì Paola e Franco a andaran an pension, òpura përchè ij padron dla sità d’Alba a l’han decidù che tuta la tèra dij camp a deuv diventé fabricàbil për fé tanti bej cabanon ant ij camp? Ma da l'autra part a-i son dle bon-e possibilità che pian pian a-i rivo dj'arlev.

I cavajer ambassador dl’alegrìa

Nojautri i perderoma nen nòstra tradission, nòstre ròbe bele, nòstra campagna e dzoratut nòstra lenga: a-i son Bruna e Maurizio che a parlo mach piemontèis a sue masnà, che a son bon a fé ij salam dla arseta 'd Franco; a-i é Pejo che a pòrta ij Testa Cauda e cò canté j'euv an gir për le colin-e ; a-i son Gnòmo e Franco a Corgnan che a canto e son-o an piemontèis an gir për lo mond; a-i é Bandiera a Castagnì che a peul taché doj, quatr, ses, eut cavaj a un tamagnon sensa tramblé, a-i son Delo e Batista a la Granera a Castlinald; la banda djë Scarsi a Canal con sue pive e sue fise: na resistensa anciarmà!
I saroma nen vàire, ma coj pòchi a l'han tanta veuja, corage e tanta gòj e dzoratut l'angredient principal: a l'han veuja 'd grigné, ëd fé festa, e dë sté ansem. Con costi angredient i podima sté sicur che a gnente a sarà perdù, e che "për ij còrn ò për la coa" i porteroma anans nòstr cit mond anvers l'avnì, bele antra pòchi.
E anlora, basta pioré e basta con le gnògne che na vòta a j'era tut mej che adess: foma tuti cheicòs përché doman matin a sia mej che jér, e vogroma un sol sempre pì bel a la matin, a spetene col mor ch’a grigna!
Sensa lese as peul nen savèj scrive

Leture an piemontèis: come già dit al mèis passà, podeve comensé a caté un bel lìber che as ciama “Ël cit prinsi” (Il piccolo principe), a la libreria “la Tòr” an piassa dij Brichèt (piassa Pertinace, ‘dcò piassa San Gioan) a Nalba. A l’é bel ‘d lese e a costa nen car.
Tanta alegrìa a tuti!

Batista ‘d Cornaja

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